Nel libro Diritto di cittadinanza, lo scrittore francese Louis Calaferte, mentre esamina certi argomenti legati alla morale della politica moderna, si riferisce, a un certo punto, ad un animale, un insetto strano, che però crea uno spazio immaginativo abbastanza ampio per riflettere sulla condizione umana, in particolare per descrivere quegli intellettuali che instillano nei loro libri princìpi di superamento della mediocrità diffusa intorno a loro, senza tuttavia partecipare alle lotte sociali organizzate nel concreto, per via di una loro conformazione ideale che li porta verso l’opzione definibile come aristocraticista, se non aristocraticistica. Calaferte li identifica tutti nei famigerati anarchici di destra. La definizione, nonostante tu non la conosca, o non la conosca con un minimo di cognizione per analizzarne gli aspetti; la definizione, volevo cominciare a dire: esiste. Ci sono certi esempi. Però non è questo l’argomento della paginetta che ti stai sforzando di leggere fino in fondo. È proprio l’insetto citato da Calaferte. Stacchiamolo un attimo dalla sua riflessione per prenderlo come simbolino, indice, spia dell’uomo; come bandieruola rivelatrice di qualche caratteristica che potresti avere pure tu. È lo stercorario. Il dizionario online della Treccani rileva dai saperi zoologici il suo altro non essere che uno scarabeo, una specie di coleottero dotato di cornicine lamelliformi. Si chiama con un nome così perché suole accumulare sterchi di altri animali per adempiere al nutrimento dei suoi. Qualcuno ne ha visti. Mentre sono in azione, al lavoro. Le formiche, talmente dedite al trasporto di qualsiasi frammento trovino adatto, non sono così infamate come lui. Dev’essere un retaggio del comunismo. Le formiche lavorano in colonie, in masse, in file stacanoviste dove si oggettiva il delirio produttivo di tanti come te, anche quando non hanno l’agitazione interiore del sovietico. Non le insulta nessuno. Mentre lo scarabeide, invece: lo richiamano all’escremento. Forse perché seleziona solo quello. In questo caso, non viene evidenziato, dal linguaggio comune, la sua abilità nella selezione: altro vagheggiamento delle culture di massa. Viene messo l’accento, piuttosto, su quello che sceglie. Insomma, le ideologie materialiste e mercantilistiche lo infamano. Qualcuno lo avrà pure visto, dicevamo, mentre fa rotolare innanzi a sé le pallottoline di scarto altrui verso qualche dove, verso il nido. Qualcuno lo avrà pure seguito fino a destinazione. Chissà, avrà pure gioito per la scoperta. La scoperta di una casa da merdaioli. Che infamia. Chissà che non abbia pure avuto voglia di farsi invitare a cena, come la cicala della storiella che ci raccontavano da bambini.
Lo stercorario mi fa pensare a tanti
cavacacche come lui. La differenza è che lui è un insetto, una creatura legata
intrinsecamente all’aspetto, come dire, tellurico, di appartenenza al suolo,
alla terra in quanto terreno, materia scavabile, dell’esistenza. Mentre i
cavacacche sono uomini che potrebbero scegliere di essere diversi. Cioè, se uno
scarabeo è uno scarabeo, perché mai, d’altra parte, ci sono in giro tanti cittadini
del mondo che si rifiutano di rispettare gli altri, e preferiscono trascorrere tanti momenti a procurare merda!
Questi stercorai sociali! Questi cava pappe
irrancidite! Sono loro, veramente indegni! Le formiche, con il bacillo del loro
sudore, s’intossicano! E non ne portano al formicaio nemmeno un millesimo,
nemmeno un bilionesimo di cellula! Mi sa che nemmeno lo stercorario ne vuole.
Gli tolgo dalla parola una erre, così li differenziamo. E dai! Dignità allo
scarabeide! Che alla fin fine è uno che fa il suo dovere nell’umile rispetto di
se stesso! Mentre lo stercoraio; il socialmente inquinoide, e il socialmente
scurrile: questo coleottero e acrobatico parolaio, lui, impariamo a
riconoscerlo meglio. Analizziamo le sue abitudini. Il suo gusto per la feccia,
spesso, ci crea intorno pure fastidi seccanti. Comprendiamolo. Magari poi lo
capisce pure lui.
giugno 2015
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