è il vino cotto a bada tenuto del mobiletto,
pizzica le narici con quel tocco di
cannella,
la
pagina ingiallita che già da sé mi sa di
biscotto;
la
lettura di Steinbeck ha stipato dentro
il
mio divanoletto
la
libreria nel soppalco di una nonna
la
scala per salire
che prima era di legno
poi di ferro dipinto col marrone
la
scala di granito grigio
marrone scuro se non nero e
granata denso per salire da una zia e
lì
il vino cotto tenuto a bada
il
mobiletto con lo stereo dei sedici anni al
piano di sotto ma lì i Pavesi
il
tivùsorrisi
i
volumi sulla sequela di Cristo
la
credenza uguale a quella del
soggiorno
del piano di sotto
lo
specchio largo sullo sparecchiatavola e lo sparecchiatavola uguali
a
quelli di sotto,
al
piano di sotto poi a sedici anni lo stereo ma
quei
biscotti, questi mucatoli ad esse
carnosi
con
il loro fil di zucchero sparpagliato e indurito sopra
evolvono
in volo
salgono
fanno
papilla,
questo
vino cotto si fa largo
soppalco e piano di sotto ora divenuti un'altra cosa
altro
vino altre prese per la corrente
(Pisa, autunno del 2008 o 2009, ritoccata poco fa)
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