Il camuffato.


Un collegiale poco avvezzo all’ordine, venendo a conoscere dei suoi omologhi che tenevano la loro camerata ben provvista di ogni bendidìo necessario sia per lo studio sia per i momenti ricreativi, si diede una pettinata, prese una postura diritta, mostrò una faccia gentile e andò in quella camerata per viverci insieme.

Finché mantenne il medesimo contegno che aveva intorno, gli altri pensarono che era un collegiale come si deve. Ma quando, in un un’ora di esercitazione militaresca, si udì fra loro una voce che urlò di stare in riga, lo scapestrato, fra l’altro anche poco perspicace, chiese sottovoce ad un altro cosa intendessero col motto “in riga”. Così, essendosene accorti, tutti capirono che non era uno di loro, e lo cacciarono via.

Sennonché, avendo compreso che quello non era il suo modo di vita, ritornò da certi svogliati come lui per farsi riammettere al bivacco dove era solito sprecare le sue ore diurne prima del soggiorno nella camerata, ma scorgendo la postura altera che si era dato, e il figurino un po’ imbalsamato che ormai aveva, non vollero più saperne di lui, e lo scacciarono con brutti insulti e abbondanti percosse.

Morale esopica: voleva mettere un piede in due scarpe, ma una era bucata e l’alluce gli rimase all’addiaccio.

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